Ristorazione italiana all’estero: una legge per la tutela

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Ristorazione italiana all’estero: una legge per la tutela

11 novembre 2019 ROMA\ aise\ – Tutelare le tradizioni enogastronomiche, i prodotti e i ristoranti italiani all’estero. È questa l’idea alla base dell’iniziativa legislativa presentata questa mattina, 11 novembre, presso la Sala Nassirya del Senato della Repubblica italiana, dal Senatore di Forza Italia eletto in Europa, Raffaele Fantetti, dal titolo “Ristorazione Italiana all’Estero. Riconoscimento e Disciplina Legislativa”.
Al tavolo dei relatori, oltre al Senatore Fantetti, c’erano Giovanni Cocco, dell’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche, Aldo Cursano, della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, Marco Cavedagni, dell’Associazione Nazionale Costruttori Macchine ed Attrezzature per Gelato, e il ristoratore italiano che opera a Londra, Roberto Costa. Tutti hanno convenuto sulla necessità di “fare sistema all’estero” in un settore in cui l’italianità è particolarmente apprezzata, in ogni angolo del mondo, anche grazie alla meritoria attività di generazioni di emigrati. Sono, infatti, “2218 i ristoranti italiani certificati in 60 paesi esteri, divisi in 451 città”, ha rivelato Cocco. Stati Uniti, Brasile e Australia guidano la classifica delle nazioni con più ristoranti italiani certificati, mentre San Paolo quella delle città. “Eppure è mancato, finora, un riconoscimento istituzionale ufficiale – ha sottolineato Fantetti -, e questo ha concorso ad un inefficace contrasto al cosiddetto “Italian sounding” (la contraffazione di prodotti enogastronomici made in Italy)”.
“Riteniamo – ha spiegato il Senatore – che l’Italia debba definire gli esercizi della vera ristorazione italiana, comprensiva di pizzerie e gelaterie, per contrastare la contraffazione”. Per selezionare, promuovere e tutelare le tradizioni eno-gastronomiche, lo stile alimentare, le produzioni agroalimentari ed industriali del bel paese, Fantetti ha dunque scritto questa proposta di legge, spiegando che per ristorante italiano si intende il luogo “ove, in un locale apposito, si consumano pasti completi con servizio al tavolo e dove la lista delle vivande e delle bevande è costituita da ricette e prodotti italiani, con particolare riferimento alla lista dei “Prodotti Agroalimentari Tradizionali” fornita dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali”, e a quelli ufficialmente riconosciuti dall’Unione Europea come prodotti DOP, IGP, DOC, DOCG e IGT.
Per “portare la battaglia sul Made in Italy all’estero”, come ha riferito il Senatore di Forza Italia, nella proposta di legge è prevista una “cornice istituzionale”, composta da un “Comitato per la tutela e la promozione della ristorazione italiana nel mondo”, istituito presso il MiPAAF e presieduto dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. E ne fanno parte dieci rappresentati, tra cui uno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, uno del Ministero dello Sviluppo Economico, uno del MiPAAF, uno del Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo, uno di UNIONCAMERE, uno del FIPE, due dalla Conferenza unificata Stato-Regioni e due delle associazioni maggiormente rappresentative della ristorazione italiana all’estero.
Le funzioni del comitato sarebbero molteplici, secondo la proposta: dall’attribuzione dell’attestato di “Ristorante Italiano nel mondo”, “Pizzeria Italiana nel mondo” e “Gelateria Italiana nel mondo”, all’azione legale contro le contraffazioni; dal recupero e salvaguardia delle tradizioni eno-gastronomiche nazionali, alla promozione di accordi con categorie economiche interessate; dalla creazione di istituti professionali e di alta formazione, alla costituzione e aggiornamento di una banca dati sulla ristorazione italiana nel mondo. Infine, il comitato curerebbe l’organizzazione della “Conferenza annuale – Stati generali – della ristorazione italiana nel mondo”.
Per la promozione dei prodotti, dunque, verrebbero coinvolti ICE – Agenzia, l’ENIT, le Camere di Commercio Italiane all’Estero e gli Istituto Italiani di Cultura, oltre agli uffici competenti delle regioni. Una promozione sempre finalizzata a cercare di “far diventare la ristorazione italiana all’estero un’opportunità per il Sistema Paese”. Una promozione che tutelerebbe quello che c’è “sotto la punta dell’iceberg, ossia quello che non ha ancora un certificato di eccellenza, che è una grossa quantità di Made in Italy che deve essere tutelato, contrastando la contraffazione. La recente guerra dei dazi degli Stati Uniti verso l’Europa ha colpito anche i nostri prodotti, questo perché i produttori di “parmesan” negli Stati Uniti sono politicamente molto rilevanti e Trump li ha favoriti. Di fronte a questa guerra commerciale, noi possiamo far vedere attraverso i ristoranti italiani cos’è il vero parmigiano”.
Sulla contraffazione e sull’Italian Sounding, ha parlato anche Giovanni Cocco, che ha spiegato che solo il 25% dei frequentatori dei ristoranti italiani nel mondo, certificati con la targa di “Ospitalità Italiana”, sono persone italiane. E il 77% di questi ristoranti vendono prodotti italiani. Questi “sono i veri influencer dell’Italia”, ha detto Cocco, perché, nonostante “le persone si accorgano di star mangiando prodotti imitati, è difficile battere la concorrenza”, quindi c’è la necessità di “portare la gente nei ristoranti italiani, con prodotti italiani”, anche in virtù del fatto che “la cucina – ha concluso Cocco – è il primo vero motivo per il quale si sceglie e si sogna l’Italia”.
“Un Senatore che vuole dare rilievo al cibo è da ringraziare – ha detto Aldo Cursano del FIPE – perché nelle tradizioni gastronomiche si legge il DNA di un popolo, in quanto il cibo è un valore culturale e identitario. Abbiamo il dovere di salvaguardarlo. Per questo, per questa proposta di legge, noi ci siamo”.
La situazione del gelato artigianale italiano è leggermente diversa. Marco Cavedagni di ACOMAG – Associazione prodotti per gelato – ha spiegato infatti come “il gelato artigianale sia in realtà poco diffuso nel mondo, tanto che il 30% delle gelaterie mondiali si trovano in Italia, a causa della concorrenza con il gelato confezionato e quelli in vaschetta. Fra queste categorie l’artigianale è la meno considerata. Quindi ha bisogno di una grossa promozione all’estero. Solo Germania e Argentina hanno tante gelaterie, ma anch’esse sono inquinate dall’Italian sounding”. La formazione sui prodotti è invece l’unica via per contrastare le contraffazioni secondo Roberto Costa, ristoratore di Londra. “Copiare e imitare sono due cose diverse: copiare ricette può essere un bene, imitare no, perché non si entra nel merito. Siamo una cucina di prodotti, e i prodotti vanno tutelati attraverso la formazione”.

2020-05-04T16:55:00+00:00

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